Recensione della serie TV “Sharp Objects”

Sharp Objects è una serie tv del 2018, creata da Marti Noxon, prodotta da HBO e magistralmente diretta da Jean-Marc Vallée, noto per la regia della splendida e pluripremiata serie Big Little Lies. Sharp Objects racconta in 8 episodi la storia di Camille Preaker, giovane reporter costretta a tornare a Wind Gap, città in cui è nata e cresciuta ed in cui ancora vive la sua famiglia, per scrivere un articolo di cronaca nera a seguito della scomparsa e del ritrovamento dei corpi, barbaramente trucidati, di due ragazzine del paese, Ann Nash e Natalie Keene.

Il Cast

Camille Preaker  interpretata da Amy Adams
Adora Crellin interpretata da Patricia Clarkson
Richard Willis interpretato da Chris Messina
Alan Crellin interpretato da Henry Czerny
Bob Nash interpretato da Will Chase
Ashley Wheeler interpretata da Madison Davenport
Marian Crellin interpretata da Lulu Wilson
Jackie O’Neill interpretata da Elizabeth Perkins

La trama

La giornalista Camille Preaker viene mandata nella sua cittadina natale, Wind Gap, per scrivere un articolo sulla scomparsa di una ragazzina, Natalie Keen. Sulla vicenda c’è il chiaro sospetto di avere a che fare con un serial killer: un anno prima, infatti, è stato ritrovato il cadavere di Anne Nash, un’altra ragazzina scomparsa pochi giorni prima.

Camille non ha dei trascorsi propriamente felici, è da poco stata dimessa da un ospedale psichiatrico, è alcolizzata e dedita ad atti di autolesionismo. Giunta a Wind Gap viene immediatamente catapultata in un vortice di ricordi legati principalmente ad una dolorosa vicenda che ha colpito la sua famiglia: la sua sorella minore, Marian, alla quale Camille era molto legata è morta quando era poco più di una bambina. La vicenda ha sconvolto nel profondo tutta la famiglia della giornalista, soprattutto la madre Adora, una donna tutta d’un pezzo e molto attenta alle apparenze e la giovane Amma, sorellastra di Camille, adolescente che mantiene un certo contegno in casa, alla presenza della madre, per trasformarsi non appena esce con le amiche coetanee.
Camille non è affatto entusiasta di avere ricevuto questo incarico ed è intenzionata, sbrigativamente, a scrivere l’articolo dopo aver parlato con la polizia ed i possibili testimoni e tornarsene lontano da Wind Gap, dai ricordi, dalla madre con cui il rapporto è estremamente teso e difficile. Il suo proposito però, viene reso impossibile dal ritrovamento del corpo, brutalmente martoriato, della ragazza scomparsa e sull’omicidio sono evidenti i segni distintivi del killer di Anne, la ragazza uccisa un anno prima.

 

Le indagini del Detective Willis, cui Camille comincia a prendere parte, si svolgono parallele alla vita forzata di Camille a Wind Gap, cittadina che comincia a svelare, sotto la coltre di formalismo e normalità, il suo lato oscuro fatto di bugie, doppie vite e menzogne che lasciano intendere che più di una persona potrebbe essere l’assassino che tutti stanno cercando.

La mia recensione

Riconosciamo subito il personalissimo stile di Jean-Marc Vallée che riesce perfettamente a dipingere splendidi ed oscuri personaggi, dentro lo scenario di una piccola cittadina, che quasi danzano accompagnati dalla scelta azzeccatissima della colonna sonora. Non sempre la sceneggiatura riesce a mantenere ritmo e livello, ma nell’insieme la serie é coinvolgente, più probabilmente per la profondità dei personaggi principali che per le indagini e la caccia al serial killer che comunque riescono a raggiungere punte di suspance e tensione, soprattutto negli ultimi episodi quando il mistero deve essere svelato.
Una serie al femminile che ruota intorno a 3 donne e con loro allo scontro ed alla difficile convivenza di 3 generazioni. Camille è la protagonista assoluta e viene magistralmente interpretata da Amy Adams: si tratta di una donna afflitta, schiacciata dal peso di un male di vivere che, probabilmente, soltanto in parte è attribuibile alla prematura scomparsa della sua sorellina. Camille trova rifugio nell’alcol e compie atti di autolesionismo per riuscire, in qualche modo, a tirare avanti. C’è poi la sua sorellastra Amma che oscilla tra l’essere troppo bambina quando è in casa e troppo donna quando esce con le amiche per trasformarsi in una lolita sui pattini a rotelle. Amma sfida in questo modo il perbenismo di Wind Gap e combatte in maniera provocatoria l’invadente presenza di Adora, una madre glaciale, rigida che se da un lato è decisamente provata dal dramma mai superato della perdita di una figlia, dall’altro deve mantenere il contegno e la facciata che la piccola cittadina richiede ai suoi abitanti.

3 donne meravigliosamente scritte, descritte ed interpretate che, episodio dopo episodio, conosciamo in maniera sempre più profonda.

 

Ricordi e segreti, dolori e traumi che in un frequente salto tra presente e passato fanno di Sharp Objects – gli oggetti taglienti che sono compagni di vita di Camille – una serie affascinante, macabra e dolorosa che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
Wind Gap è la perfetta immagine della società moralista, una società di facciata in cui conta solo ciò che si vede all’esterno, ciò che si vuole vedere, ciò che la gente pensa: un luogo in cui la frustrazione diventa desiderio di trasgressione come unica possibilità di sentirsi vivi e non semplici figuranti dentro un copione che altri hanno scritto e a cui ci si deve, volenti o nolenti, attenere.
La serie mette in scena tutto questo senza mai diventare scontata e banale, senza mai sconfinare dentro una facile volgarità, con un equilibrio ed una delicatezza – anche in momenti tesi ed angoscianti – che permettono di entrare davvero in contatto con temi profondi e molto attuali: i traumi, le frustrazioni, la repressione ed i sensi di colpa che possono condurre le persone alla pazzia. Il corpo di Camille, segnato e martoriato dai frequenti atti di autolesionismo, diventa la tela su cui tutti questi elementi si raccolgono, il campo su cui la giovane giornalista combatte la sua battaglia contro una società di facciata ed i traumi che genera nelle persone.
Appare chiaro che, in un modo o nell’altro, prima o poi, si devono fare i conti con gli esiti tragici e violenti dell’intolleranza, della discriminazione e del moralismo. Tutto a quel punto diventa lecito, la violenza e la trasgressione, in un siffatto clima, diventano attraenti, diventano la battaglia per affermare se stessi e quando si arriva a perdere di vista il confine tra il bene ed il male l’importante è: “non dirlo alla mamma”.

 

 

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